Negli ultimi decenni non solo si è assistito a un incremento delle manifestazioni allergiche nella popolazione ma anche a un ampliamento delle modalità in cui le allergie si presentano, specie nei paesi industrializzati.

Le allergie sono fenomeni caratterizzati da un’eccessiva e inappropriata attivazione del sistema immunitario nei confronti di un agente esterno. Si inseriscono pertanto tra i disturbi del sistema immunitario, anche se a differenza delle così dette malattie autoimmuni, differiscono in quanto l’agente scatenante è esterno all’organismo.

Lo sviluppo di malattie allergiche può essere facilitato da fattori di tipo genetico e ambientale.

  • Esiste una familiarità nello sviluppo delle allergie, tanto che spesso in una famiglia la stessa allergia si ripresenta. Questa familiarità è collegata alla presenza di piccole alterazioni genetiche, di per sé non pericolose (polimorfismi) che aumentano la reattività del sistema immunitario nei confronti di alcuni allergeni
  • I fattori di tipo ambientale interagiscono con queste peculiarità genetiche promuovendo l’attivazione di cellule del sistema immunitario e la produzione di sostanze pro-allergiche. Si pensa che questo processo sia favorito nei paesi industrializzati per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie: la minore esposizione dei bambini ad agenti infettivi, infatti, ha drasticamente ridotto il contatto con patogeni rispetto al passato, impedendo una corretta e completa maturazione del sistema immunitario e la formazione di un equilibrato microbioma (insieme di microorganismi che vivono in simbiosi con il corpo umano, senza danneggiarlo) a livello della pelle, dell’apparato respiratorio e gastrointestinale.

Le allergie nello specifico

Le allergie sono patologie che si sviluppano nel momento in cui il soggetto allergico viene a contatto con la sostanza che scatena un’esuberante risposta immunitaria. Tale sostanza viene definita allergene.

La chiave del concetto di allergia, pertanto, è proprio l’attivazione non appropriata del sistema immunitario, tuttavia, tale reazione cambia sulla base del tipo di risposta che viene innescata dall’organismo. Le allergie, infatti, possono essere IgE-mediate o cellulo-mediate.

  • Le allergie IgE-mediate si realizzano quando il corpo, attaccato da un allergene, reagisce attivando una particolare classe di immunoglobuline dette per l’appunto IgE. Le IgE sono anticorpi che quando riconoscono una specifica sostanza ci si attaccano ed è proprio il legame tra IgE e allergene che provoca l’attivazione di cellule specifiche del sistema immunitario (basofili e mastociti) e il rilascio di sostanze (come, ad esempio, l’istamina) che provocano la risposta infiammatoria tipica dell’allergia.
  • Le allergie cellulo-mediate si realizzano, invece, quando l’allergene viene attaccato direttamente da cellule specializzate del sistema immunitario, i linfociti T, i quali rilasciano sostanze con effetto tossico sui tessuti diretto e indiretto (richiamando altre cellule che contribuiscono al danno tissutale).

Proprio a causa di questi due diversi meccanismi, le allergie hanno presentazioni molto differenti.

Nel caso delle reazioni IgE-mediate, la risposta infiammatoria provoca vasodilatazione (che provoca il rossore), l’aumento della permeabilità capillare (che causa il gonfiore), l’irritazione delle terminazioni nervose (che causa il prurito), la contrazione delle cellule muscolari lisce e l’aumento della produzione di muco a livello bronchiale (che provocano difficoltà respiratorie con broncocostrizione), l’aumento di secrezioni a livello intestinale e ghiandolare (che provocano rinorrea -naso che cola-, l’aumento della motilità intestinale, l’aumentata lacrimazione…). In questo caso i sintomi compaiono in breve tempo dall’esposizione.

Nel caso invece delle reazioni cellulo-mediate, l’infiammazione provoca un danno ai tessuti che si istaura in un arco di tempo maggiore rispetto alla precedente, provocando eritema (rossore), prurito, gonfiore, desquamazione e la formazione di vascicole o bolle.

Quali sono i sintomi dell’allergia?

Le allergie possono presentarsi con sintomi diversi e di diversa gravità.

Le allergie IgE-mediate generalmente si presentano con prurito, soprattutto a occhi e naso, ma anche diffuso, rinorrea (naso che cola), congestione nasale, starnuti e aumento della lacrimazione. In alcuni casi, può interessare anche le basse vie respiratorie, causando difficoltà respiratoria e respiro sibilante con fischi. Può anche causare orticaria, gonfiore specie sul volto, sintomi gastrointestinali quali la diarrea. Nei casi più gravi, si possono anche avere delle vere e proprie anafilassi, con gravi difficoltà respiratorie, pressione arteriosa molto bassa e tachicardia.

Le allergie cellulo-mediate al contrario si presentano generalmente localizzate nella zona di contatto con l’allergene: l’area si presenta rossa, pruriginosa, desquamata e nei casi più gravi può presentare vescicole e bolle. In letteratura, sono descritti alcuni casi in cui queste reazioni possono presentarsi in maniera diffusa e accompagnarsi a sintomi generali quali stanchezza, mal di testa, disturbi gastrointestinali, ma, non essendo i meccanismi di insorgenza di tali quadri clinici ben chiari, in caso compaiano i suddetti sintomi sarebbe opportuno escludere altre possibili cause.

Quali sono i principali allergeni?

Gli allergeni sono generalmente delle proteine e possono essere distinti in:

  • Inalanti – pollini di alcune piante, acari della polvere, residui cutanei di alcuni animali…
  • Alimentari – sostanze contenute negli alimenti
  • Tossine – sostanze rilasciate dalla puntura di alcuni insetti, specie gli imenotteri (api, vespe e calabroni)
  • Farmaci – sia i principi attivi sia gli eccipienti possono causare reazioni allergiche
  • Metalli – nichel (link), cromo, derivati del cobalto, mercurio…
  • Sostanze contenute in prodotti cosmetici, profumi e detergenti (anche per la casa)
  • Sostanze utilizzate nelle industrie – resine, coloranti e vernici, gomme tra cui il lattice… (link allergie professionali)

Come si diagnostica un’allergia?

La diagnosi delle allergie si avvale di molte metodologie, ma qualsiasi test assume valore solo se congruente con la storia clinica e i sintomi presentati dal paziente.

Per le allergie IgE-mediate, la ricerca dell’allergene si conduce mediate prick-test (test cutaneo) e/o RAST (test sul sangue).

  • Il Prick Test è un test semplice che viene eseguito a livello ambulatoriale e dura pochi minuti. Consiste nel pungere la cute dell’avambraccio con un punteruolo di plastica e iniettarvi sopra un liquido contenente l’allergene specifico. Dopo pochi minuti, se il soggetto è allergico all’allergene, sul braccio comparirà un ponfo (un rigonfiamento rosso) di dimensioni proporzionali alla reattività del soggetto. Con questo esame si testano le allergie agli inalanti e agli alimenti
  • I RAST è un esame di laboratorio, effettuato mediante prelievo del sangue, che valuta la presenza di IgE specifiche verso vari alimenti. In alcuni casi, si consiglia di associare tale esame al dosaggio delle IgE totali in quanto talvolta tale test può dare falsi positivi o falsi negativi. Attraverso questo esame, si studiano le allergie agli inalanti, agli alimenti, agli imenotteri, ai farmaci e ad allergeni utilizzati in ambito professionale (tra cui il lattice, la clorexidina, isocianati, farine, formaldeide…)

Qualora tali test non siano conclusivi o non siano concordi alla sintomatologia presentata dal paziente è possibile l’esecuzione del test di provocazione che consiste nella somministrazione per via orale nel caso di farmaci e alimenti o per via nasale-bronchiale nel caso di inalanti dell’allergene ritenuto responsabile della reazione e attendere l’insorgenza di sintomi. È un esame che va condotto in un ambiente ospedaliero in quanto potrebbe causare reazioni allergiche gravi.

Per le allergie cellulo-mediate, la diagnosi viene fatta mediante patch test.

  • Il patch test è un test cutaneo, si esegue applicando sulla cute del dorso dei cerotti contenenti delle piastrine sulle quali ci sono gli allergeni. Il cerotto va tenuto in sede per 48-72 ore al termine delle quali il medico valuterà la presenza o meno di reazioni eczematose e quindi di allergia.

Sono un soggetto allergico: posso sviluppare altri tipi di allergie?

La risposta è sì. L’allergia è una patologia che può mutare o comunque evolvere nel tempo.

Questo è dovuto alla somiglianza tra alcuni allergeni in termini di struttura tridimensionale e composizione chimica ed è indipendente dalla loro fonte biologica. Proprio per queste caratteristiche chimico-fisiche, un soggetto allergico a un determinato allergene può sviluppare una reazione allergica a una sostanza diversa nel momento in cui tale sostanza venga riconosciuta da parte delle IgE e quindi attivi la risposta infiammatoria. Questa viene definita come reazione crociata.

Le somiglianze chimico-fisiche tra sostanze diverse non sono tuttavia sufficiente per portare all’insorgenza di reazioni crociate. La risposta allergica di un individuo è, infatti, influenzata non solo dalle caratteristiche dell’allergene ma anche dalla quantità di IgE e dalla loro affinità verso la sostanza che provoca allergia (ovvero la capacità di riconoscere l’allergene, legarvisi e attivare la risposta infiammatoria). Un soggetto con un alto numero di IgE o con IgE ad alta affinità ha più probabilità rispetto a uno con basso numero di IgE o con IgE a bassa affinità di sviluppare reazioni crociate. Proprio per questo, in assenza di sintomi suggestivi di una possibile reazione crociata, non è indicata l’esecuzione di test per l’identificazione precoce di altre forme allergiche. Dev’essere inoltre chiarito che i test delle allergie vengono effettuati su estratti prodotti in laboratorio rappresentativi di alcune sostanze e proprio per questo tendono a causare reazioni maggiori rispetto agli allergeni naturali.

Alcuni esempi di reazioni crociate sono:

  • La sindrome orale allergica, che si sviluppa in soggetti allergici a varie tipologie di pollini. È stato stimato che circa l’80% di questi soggetti sviluppano sintomi allergici dopo l’assunzione di almeno due alimenti diversi. Tale sindrome si presenta soprattutto con prurito e gonfiore a livello di bocca e gola, ma in alcuni casi può portare anche a sintomatologie più gravi. Proprio per questo, è bene non sottovalutare la comparsa di tali sintomi in soggetti allergici ai pollini.
  • L’allergia al lattice si associa in una percentuale variabile dal 30 all’80% a reazioni allergiche nei confronti vegetali esotici (banana, avocado, kiwi, fico, ananas, papaia, frutto della passione, pesca, pera, noce, nocciola, mandorla, pompelmo, melone, fragola, patata, pomodoro, spinaci, lattuga, sedano, spezie…) che possono presentarsi sia sotto forma di anafilassi vera e propria sia in forma cutanea con la comparsa di eczema.
  • L’allergia alle arachidi, una delle allergie più pericolose, può causare una positività ai test cutanei verso i legumi e altra frutta con guscio, anche se generalmente non causano reazioni allergiche. In tal caso, è inutile l’eliminazione dalla dieta di tali gruppi di alimenti. È invece consigliabile porre attenzione ai semi di soia.
  • All’allergia al latte vaccino, che insorge molto spesso nei bambini, si associa molto spesso quella al latte di capra (92% di casi) e di pecora. Pare invece che il latte di equino non dia reazione crociata. Si associa inoltre, in un 10% di casi, a reazioni allergiche verso la carne bovina, anche se tali reazioni sono spesso assenti se l’alimento viene cotto.
  • L’allergia al pelo di gatto può associarsi all’allergia alla carne di maiale, definendo quella che viene considerata “Sindrome maiale-gatto”
  • Le reazioni crociate tra diversi tipi di cereali è rara e causa una sintomatologia solo nel 21% dei soggetti che al test risultano positivi. D’altra parte, un consumo precoce di cereali nel bambino può comportare l’insorgenza di allergia alle graminacee.
  • Sono comuni e spesso gravi reazioni crociate nelle allergie a molluschi e crostacei ma sarebbe bene distinguere i sintomi conseguenti a reazioni allergiche da sintomi correlabili a reazioni tossiche (generate da sostanze che i prodotti ittici producono quando vengono conservati in modo non idoneo, come per esempio l’istamina).

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