Per contraccezione si intendono tutti quei dispositivi nati al fine di prevenire la gravidanza in donne fertili. Sebbene ci siano dei riferimenti a metodi contraccettivi anche nei testi più antichi, la diffusione dei metodi contraccettivi ebbe il suo boom nel XX secolo. In questo periodo, iniziarono le lotte per l’uguaglianza di genere e per i diritti riproduttivi delle donne soprattutto ad opera di movimenti femministi: questi lottavano affinché anche alla donna fosse riconosciuto il godimento della sessualità (fino ad allora considerato un diritto solo maschile), affinché potessero scegliere come e quando diventare madri anche in relazione alla loro condizione socioeconomica e alla loro maturità. In questo periodo, le innovazioni scientifiche supportarono tali tesi proponendo metodi contraccettivi sempre più efficienti e diffondendo la conoscenza di tali mezzi nei centri di pianificazione famigliare.
In Italia, la maggior parte dei giovani ha dichiarato di utilizzare un metodo contraccettivo: tra gli adolescenti e i giovani adulti il metodo maggiormente diffuso è l’utilizzo del preservativo, anche se risultano in aumento anche il ricorso al coito interrotto e al calcolo dei giorni fertili, contrariamente al ricorso della contraccezione ormonale che viene utilizzata da solo il 16% delle donne (5% in meno della media europea). La diffusione di metodi contraccettivi negli ultimi 30 anni ha avuto un impatto positivo sulla riduzione del ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza (o aborto volontario): dal 1983 al 2019, infatti, si è assistito alla riduzione di circa il 70% di tali interventi e tale trend pare mantenersi in costante diminuzione. D’altra parte, la diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili ha subito un andamento variabile sulla base della malattia stessa: queste hanno subito un incremento soprattutto nelle donne (+23%) e nella fascia di popolazione di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Le malattie ad oggi in aumento sono soprattutto la Chlamydia (+33% tra il 2017 e il 2019), la Gonorrea (casi raddoppiati dal 2014 al 2019) e l’Herpes genitale (casi raddoppiati dal 2004 al 2019); mentre sono in diminuzione i casi di sifilide e di patologia associata al papillomavirus (anche in relazione all’aumento delle vaccinazioni nei più piccoli). Sono invece altalenanti i dati riguardanti le infezioni da HIV in quanto nel corso degli anni il numero di persone a rischio che si sono sottoposte al test ha subito variazioni considerevoli: in Italia, infatti, si stima che il 12% di casi di HIV non siano ancora stati diagnosticati.
La contraccezione pertanto risulta estremamente importante in tutta la popolazione, al fine non solo di evitare gravidanze non desiderate ma anche la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili.
Quali sono i metodi contraccettivi?
I metodi contraccettivi possono essere classificati sulla base del meccanismo con il quale funzionano in:
- Metodi ormonali
- Dispositivi intrauterini
- Metodi di barriera
- Metodi naturali
- Sterilizzazione
I metodi ormonali comprendono tutti quei dispositivi che agiscono modificando il ciclo riproduttivo della donna mediante il rilascio di ormoni. Nello specifico la contraccezione ormonale agisce mediante tre meccanismi principali:
- Inibisce l’ovulazione, ovvero la maturazione dell’ovulo (cellula prodotta dall’ovaio destinata ad essere fecondata) attraverso il blocco della stimolazione ormonale sull’ovaio stesso;
- Modifica la densità del muco cervicale e la composizione del rivestimento interno dell’utero (endometrio), rendendo più difficile l’eventuale attecchimento dell’ovulo fecondato
- Modifica la motilità delle tube di Falloppio (organi che mettono in comunicazione le ovaie e l’utero) rendendo più difficoltosa la discesa dell’ovulo a livello dell’utero stesso.
La contraccezione ormonale esiste in varie formulazioni che variano per praticità di utilizzo e dosaggio degli ormoni stessi. È sempre reversibile, ovvero alla sospensione della terapia la fertilità della donna riprende spontaneamente; tuttavia, si possono distinguere dispositivi a breve durata d’azione e dispositivi a lunga durata d’azione.
I dispositivi a breve durata d’azione richiedono una puntuale assunzione da parte della donna e comprendono:
Pillola combinata |
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Pillola progestinica |
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Cerotto transdermico |
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Anello vaginale |
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I dispositivi a lunga durata d’azione sono invece posizionati dal medico e hanno una durata compresa tra tre e cinque anni. Essi comprendono:
Impianto sottocutaneo |
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Dispositivi intrauterini (o spirale) medicati |
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Iniezione di progesterone |
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I dispositivi intrauterini (o spirale) possono anche non contenere progesterone. In tal caso, si tratta di dispositivi costituiti da rame o rame e argento che agiscono da barriera meccanica: ostacolano il raggiungimento da parte degli spermatozoi dell’ovulo e quindi la fecondazione e l’attecchimento dell’ovulo fecondato a livello dell’utero. Questi dispositivi hanno durata che varia da 2 a 5 anni ma il loro utilizzo può essere protratto per tempi maggiori. Rispetto ai dispositivi medicati, sono indicati esclusivamente nelle donne che hanno già avuto almeno un figlio e possono essere utilizzati anche dopo poche settimane dal parto. Anche per questi dispositivi è necessario un controllo a 4-6 settimane per verificare il corretto posizionamento ed esiste un rischio di espulsione spontanea nei primi 4-5 mesi. Rispetto ai dispositivi medicati, hanno un rischio di fallimento (e quindi di gravidanza) leggermente superiore.
Oltre ai dispositivi intrauterini non medicati, esistono altri metodi contraccettivi di barriera, ovvero che agiscono impedendo fondamentalmente l’incontro tra spermatozoi e ovuli.
Preservativo maschile |
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Preservativo femminile |
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Diaframma |
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I metodi naturali si basano sull’osservazione di alcune regole al fine di evitare gravidanze non desiderate. Sono metodi poco efficaci e prevedono una notevole consapevolezza del proprio corpo oltre che un forte autocontrollo. Comprendono: il coito interrotto (retrazione del pene dalla vagina prima dell’eiaculazione), l’osservazione di un periodo di astinenza tra il 9° e il 16° giorno del ciclo (metodo Ogino-Knaus), l’osservazione della temperatura basale, del muco cervicale e/o della cervice uterina e l’utilizzo di dispositivi acquistabili in farmacia che individuino attraverso le urine il picco dell’ormone luteinizzante (LH) che precede i giorni fertili. Data la scarsa efficacia di tali metodi, dovuta anche alle variabilità individuali, dovrebbero essere riservati a coppie stabili che accettino la possibilità di una gravidanza.
La sterilizzazione è, infine, l’unico metodo che possa considerarsi irreversibile. Si distingue in sterilizzazione maschile o vasectomia e sterilizzazione femminile o sterilizzazione tubarica. In entrambi i casi, si tratta di una procedura chirurgica, quindi è sicuramente più invasiva rispetto ai metodi sopra menzionati.
Vasectomia |
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Sterilizzazione tubarica |
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Queste procedure sono da considerarsi definitive quindi si riservano a individui o coppie fermamente convinti di non volere avere figli. In entrambi i casi, c’è il rischio di fallimento dell’intervento, causa errori nella procedura chirurgica o ricanalizzazione spontanea.
Quali sono i metodi contraccettivi più efficaci?
La validità dei vari metodi contraccettivi è stata ampiamente studiata nel corso degli anni. Tali ricerche hanno permesso di stimare e confrontare la probabilità statistica di una gravidanza inattesa sulla base dei diversi metodi contraccettivi utilizzati e riassumerli in quello che viene definito come Indice di Pearl.
L’indice di Pearl indica la percentuale di donne che sviluppano una gravidanza non desiderata nonostante l’utilizzo di un metodo contraccettivo. Tale valore ovviamente cambia in relazione a quanto adeguato sia l’utilizzo del metodo contraccettivo stesso: per esempio la percentuale di gravidanze tra le donne che utilizzano contraccettivi orali cambia sulla base della puntualità della donna stessa nell’assunzione del farmaco (l’efficacia si abbassa in caso di ritardo o dimenticanza nell’assunzione della pillola, di conseguenza il rischio di gravidanza aumenta); allo stesso modo la rottura del preservativo, l’attesa nella retrazione del pene dalla vagina alla fine del rapporto e il riutilizzo dello stesso preservativo per più rapporti compromettono l’efficacia del metodo stesso.
Per questo motivo, all’interno dell’indice di Pearl si considera un rischio di gravidanza con un “utilizzo perfetto”, ovvero l’utilizzo corretto di un metodo contraccettivo, e con un “utilizzo tipico”, ovvero che tiene conto di possibili dimenticanze o imperfezioni nel suo utilizzo.
Metodo contraccettivo |
% gravidanze inattese |
|
Utilizzo perfetto | Utilizzo tipico | |
Metodi naturali |
4% |
24% |
Preservativo maschile |
2% |
18% |
Preservativo femminile |
5% |
21% |
Diaframma |
6% |
12% |
Spirale al rame (non medicata) |
0.6% |
8% |
Contraccettivi orali |
0.3% |
9% |
Cerotto transdermico |
0.3% |
9% |
Anello vaginale |
0.3% |
9% |
Impianto sottocutaneo |
0.05% |
0.05% |
Spirale medicata |
<0.5% |
<0.5% |
Sterilizzazione maschile |
0.15% |
0.15% |
Sterilizzazione femminile |
0.5% |
0.5% |
Dai dati contenuti in tabella, sorgono spontanee alcune considerazioni:
- I metodi nettamente più efficaci sono la sterilizzazione e l’utilizzo di dispositivi impiantabili dal medico (spirale, impianto), perché il loro utilizzo non dipende dall’utente ma solo dalla corretta esecuzione della procedura chirurgica e/o dell’installazione del contraccettivo.
- Metodi altrettanto efficaci sono i contraccettivi ormonali, anche se il rischio di gravidanza aumenta significativamente con il corretto utilizzo degli stessi. È pertanto necessario che la donna comprenda e osservi le regole del loro utilizzo.
- I metodi di barriera sono meno efficaci degli altri due metodi; tuttavia, è bene ricordare che solo l’utilizzo del preservativo maschile protegge dall’eventuale possibilità di contrarre le malattie sessualmente trasmissibili.
Sicuramente la scelta del metodo contraccettivo dev’essere effettuata non solo sulla base della sua efficacia ma anche e soprattutto sulla base delle caratteristiche della persona che lo utilizza.
Per i ragazzi giovani, al primo rapporto, o per i singles che hanno rapporti con diversi partner o comunque con partner poco conosciuti è maggiormente indicato l’uso del preservativo maschile anche al fine di proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili.
Nelle coppie stabili e giovani, si potrebbe prendere in considerazione l’adozione di una contraccezione ormonale in quanto offre una buona protezione nei confronti di una gravidanza inattesa ma sono di facile sospensione nel momento in cui si cerchi di intraprendere una gravidanza. La contraccezione ormonale ha inoltre un effetto protettivo nei confronti della funzionalità ovulatoria della donna e nel possibile sviluppo di alcune patologie, neoplastiche e non.
La contraccezione dev’essere considerata anche nelle donne che hanno partorito da poco e che allattano al seno. In queste circostanze, sicuramente i metodi barriera non sono controindicati e anzi rappresentano il metodo contraccettivo più indicato nelle prime 3-6 settimane dal parto. Per quanto riguarda invece i metodi ormonali, sebbene considerati sicuri, la scelta in merito al loro utilizzo dovrebbe essere valutata sulla base della volontà/possibilità della donna di allattare al seno e sul rischio individuale di fenomeni tromboembolici specialmente per quanto riguarda le formulazioni a base di estrogeni e progestinici. Al contrario, le pillole a base di soli progestinici sono di scelta nella donna che allatta in quanto non influenzano la quantità e la qualità del latte prodotto e non comportano un incremento del rischio di tromboembolie. Per quanto riguarda il trattamento con pillole combinate, sebbene possa essere iniziato anche dopo 6 settimane dal parto, è comunque preferibile iniziarlo dopo 6 mesi; al contrario le pillole con soli progestinici possono essere assunte anche dopo 6 settimane dal parto. I metodi naturali sono sconsigliabili fino a quando il ciclo non ha ripreso la sua normale regolarità. Nel caso in cui la coppia siano fermamente decise di non volere più figli, è possibile prendere in considerazione anche la sterilizzazione. Nel caso di parto cesareo, è possibile eseguire la sterilizzazione tubarica direttamente in sala parto, senza quindi doversi sottoporre ad un secondo intervento.
Quando la donna si avvicina al termine della propria vita fertile, è necessario ricordare che la contraccezione ormonale potrebbe nascondere la menopausa: per questo motivo sarebbe più indicato l’utilizzo di contraccettivi orali a basso dosaggio e l’eventuale sospensione per verificare se la donna sia in menopausa o meno. D’altra parte, le donne che si avvicinano alla menopausa rimangono ancora fertili fino a quando non si realizza la menopausa stessa, bisogna pertanto porre attenzione alla contraccezione anche e soprattutto in questo particolare momento della vita della donna. L’assunzione di terapie contraccettive ormonali durante la transizione menopausale, inoltre, impediscono di fatto l’oscillazione ormonale tipica della menopausa, prevenendo la comparsa dei sintomi tipici. Nelle donne francamente in menopausa, comunque, la terapia contraccettiva ormonale dev’essere sospesa, anche se può essere sostituita (al fine di ridurre la sintomatologia) dalla terapia ormonale sostitutiva (link menopausa).
E la pillola del giorno dopo?
La pillola del giorno dopo è un metodo contraccettivo definito di emergenza, ovvero è un farmaco che si assume dopo aver avuto un rapporto non protetto per prevenire la gravidanza. Il loro utilizzo dev’essere inteso come un salvagente e non devono essere assunti in maniera sistematica al posto di altri contraccettivi.
Le opzioni disponibili in Italia sono Norlevo (Levonorgestrel) e EllaOne (Ulipristal acetato). Entrambi agiscono inibendo o ritardando l’ovulazione (maturazione dell’ovulo), un altro effetto considerato secondario è l’azione antiproliferativa sull’utero che rende di fatto difficile per l’ovulo fecondato ancorarsi ad esso e quindi dar luogo ad una gravidanza. Entrambe dovrebbero essere prese nel minor tempo possibile dal rapporto non protetto.
Norlevo |
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EllaOne |
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*Nel caso in cui si vomiti entro tre ore dall’assunzione del farmaco, è necessario assumerne un’altra compressa.
A seguito della determina AIFA 8 ottobre 2020, entrambi i farmaci non sono più soggetti a prescrizione medica per le donne maggiorenni. L’obbligo rimane invece per la prescrizione di Norlevo (non di EllaOne) per le donne minorenni.
Bibliografia
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